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Immigrazione e scuola – emergenza o finto allarmismo?

Ogni giorno, leggendo i giornali e i maggiori siti di informazione su internet, sentiamo parlare di emergenza immigrazione. Ma si tratta davvero di un’emergenza o forse c’è un allarmismo esagerato? Tentiamo di vederci meglio, tenendo chiaramente lo sguardo fisso sull’ambito scolastico.

Partiamo dai numeri: secondo un recente studio effettuato dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) gli studenti stranieri presenti in Italia sono circa 815.000 (anno scolastico 2015/2016) che, tradotto in percentuale, significa il 9,2% degli studenti totali. Sempre secondo lo studio, rispetto all’anno scolastico precedente, abbiamo visto un incremento dello 0,1%, valore tale, secondo i documenti ufficiali, “[…] da far pensare che il livello raggiunto dalla presenza degli studenti stranieri sia ormai un dato pressoché stabile”.

Integrazione?

E’ bene notare che il 60% dei bambini stranieri sono in realtà nati in Italia (nella scuola dell’infanzia si tocca il picco dell’85%). Ma cosa fa davvero lo stato italiano per favorire l’integrazione? In Pochi sanno che il MIUR ha realizzato nel 2014 un documento contenente le linee guida per l’integrazione degli alunni stranieri; tra queste ricordiamo le più importanti:
  • Distribuzione eterogenea di nazionalità nelle scuole: anziché favorire la creazione di gruppi omogenei di cittadinanza, le scuole dovrebbero cercare, nei limiti del possibile, di formare classi nelle quali le nazionalità siano eterogenee. E’ bene ricordare inoltre che esiste un limite di alunni stranieri presenti in un classe: tale tetto si attesta sul 30% del totale (il limite è innalzabile dal direttore generale dell’ufficio scolastico regionale in presenza di studenti stranieri che abbiano già padronanza della lingua e/o nati in Italia con alle spalle un percorso scolastico già consolidato).
  • Iscrizione in classi superiori o inferiori rispetto all’età anagrafica: in casi particolari è possibile che uno studente straniero venga iscritto all’anno immediatamente precedente o superiore rispetto all’anno di frequenza determinato dall’età anagrafica. Tale valutazione viene effettuata principalmente sulla base della preparazione scolastica avvenuta nel paese di origine, con particolare attenzione alla padronanza della lingua italiana.
  • Obiettivo linguistico: la scuola si pone come obiettivo l’apprendimento della lingua italiana come L2 (secondo linguaggio). Normalmente si categorizza la lingua appresa da bambini come L1 (madrelingua) e la lingua appresa a scuola come LS (Lingua Studiata, è il caso degli italiani che studiano inglese a scuola). La sigla L2 denota una padronanza che ne permetta l’abitudine al parlato e al testo scritto della lingua quasi a livello di una lingua madre.
Oltre a questi punti principali, il documento getta le basi per percorsi formativi che coinvolgano anche gli insegnanti per favorire l’integrazione.

Bullismo e razzismo

Sorprendentemente, secondo uno studio ad opera del Telefono Azzurro, la prevalenza delle vittime di bullismo è di nazionalità italiana. In particolare solo il 15% delle segnalazioni sono ad opera di bambini/ragazzi stranieri, e molte di queste richieste di aiuto sono spesso legate ad altre tematiche e non al razzismo in senso stretto.

Ius Culturae?

Tra le varie proposte legislative per favorire l’integrazione, la più famosa è lo “Ius Culturae”. Tale proposta, sebbene non abbia completato l’iter legislativo, consiste nell’acquisizione della cittadinanza italiana a seguito di un percorso scolastico/formativo di almeno 5 anni. Al di là dei facili allarmismi, questo disegno di legge prevedeva come requisito di accesso la nascita in territorio italiano o almeno l’ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età.

Conclusioni

E’ abbastanza ovvio che l’Italia si stia muovendo in maniera strutturata per favorire l’integrazione. Sicuramente alcune iniziative (vedi Ius Culturae) potrebbero facilitare e velocizzare questo processo ma troppe volte gli stranieri non vengono visti di buon grado e finiscono per essere ingiustamente additati di causare tutti i problemi del nostro paese.
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